Casa Betania
Via Borgovado 7, Ferrara

ll chiostro di Casa Betania oggi è un parco giochi allegro e sicuro: le mamme stendono i panni al sole vicino all’elegante pozzo centrale, i piccoli scorrazzano sulle biciclette nel tradizionale sentiero a forma di croce che ripartisce le aiuole.
Qui abitano donne italiane e straniere, in difficoltà e quindi accolte assieme ai loro figli dalla Caritas. Dove una volta i frati coltivavano l’orto, ora si cucina mescolando aromi e tradizioni, si cullano i neonati con filastrocche che vengono da tutto il mondo. La struttura ha una storia antica: fu costruita nel 1477 per volere di Ercole I d’Este, per ampliare il vicino convento affidato ai Canonici Regolari di Sant’Agostino. Assunse una funzione pubblica dal 1848, quando venne staccata dal resto del complesso per essere affidata al Pio Istituto degli Asili d’Infanzia, che vi allestì un ricovero per i bambini abbondati, definito “scaldatoio dei fanciulli”.
Promotrice di questa iniziativa fu Luisa Recalchi, che coinvolse il marito Carlo Grillenzoni, ordinario di ostetricia, e numerose amiche. Quando Papa Pio IX diede il permesso anche ai laici di occuparsi di infanzia si aprì il primo asilo, dove ci si iscriveva anche senza certificato di battesimo, si imparava a leggere e a contare e si tenevano gli esami medici. Luisa condusse quest’attività per 45 anni, arrivando ad ospitare anche 350 bambini, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale le balie si davano appuntamento qui per allattare gli orfani. La Caritas subentrò nella gestione dal 1986, inaugurando Casa Betania: qui abitavano inizialmente le suore nigeriane, poi gli studenti stranieri meno abbienti e i volontari del servizio civile. Dal 2014 — dopo la ristrutturazione — l’edificio venne adibito a centro di accoglienza per donne e bambini richiedenti asilo, con una parte riservata agli ambulatori gratuiti, aperti a tutta la popolazione, condotti da medici volontari.


Il giardino è stato mantenuto nella sua forma medievale: i due assi centrali creano una croce al cui centro si trova la quadratura del cerchio, con pozzo d’acqua, simbolo di vita. Tradizionalmente le braccia della croce simboleggiano i quattro fiumi del paradiso e ad ogni aiuola è attribuita una funzione allegorica. La residenza è collegata al cortile della mensa Caritas, un servizio importante retto dalla generosità di tanti volontari, che oltre a garantire tutti i giorni colazione, pranzo e cena offre anche vestiti, servizio docce e centro d’ascolto. Per saperne di più e magari mettere a disposizione qualche ora del proprio tempo: info@caritasfe.it – 3485520951.