Camaleonti e souvenir

Via Guerrieri Gonzaga 13, Mantova

Le prime notizie che si hanno di questo splendido palazzo risalgono al 1700, riportate nel catasto voluto da Maria Teresa d’Austria, ma l’edificio è verosimilmente molto più antico.

Una recente ristrutturazione ha fatto sì che oggi in questo luogo si possa continuare ad apprezzare e godere della bellezza del passato, vivendo con comodità il tempo presente. Leggerezza e recupero sono le parole d’ordine che hanno guidato questa complessa ma stimolante operazione. Oltre il grande portone di legno lo spazio si dilata progressivamente: dall’atrio elegante e ombroso alla prima porzione di giardino, che poi si allarga fino a comprendere la bella area verde disposta attorno al pozzo antico.

L’ingresso è incorniciato dalle rose. A sinistra, circondato dal bosso e punteggiato dalle fragole, c’è l’orto di Monica. Qui si coltiva la zucca, imprescindibile nella cucina mantovana, e tra le varie aromatiche anche l’erba di San Pietro, conosciuta anche come balsamita major, che si utilizza per il ripieno dei tortelli amari di Castel Goffredo. Sulla destra il forno a legna e la griglia, per i pranzi in compagnia degli amici. Sparsi qua e là tante graziose e curiose sorprese, ricordo dei viaggi in Italia e in Europa, oggetti trovati nei mercatini dell’usato e nei negozi di antiquariato, come la voliera in ferro battuto che arriva dalla Francia. L’orcio in terracotta, dal quale spuntano – scolpiti – camaleonti e piccoli roditori, si chiama Reptile reunion vase. È un’opera di Frances Lansing, artista americana trasferitasi nella campagna toscana.

Dagli anni Novanta fa parte del gruppo legato a Philippe Daverio, chiamato gli “etruschi”, nome che deriva sia dalla regione geografica in cui lavora, sia dall’interesse per i temi e i materiali tipici di quell’antichissima e affascinante cultura. Tra le essenze più amate, sulla destra vicino al muro di cinta, c’è l’edgeworthia chrysantha, arbusto proveniente dalla Cina, che deriva il suo nome dal botanico amatoriale Micheal Pakenham Edgeworth, irlandese, impiegato a metà Ottocento nella Compagnia delle Indie. «L’ha piantata mio suocero ed è un carissimo ricordo, a fine inverno fa dei fiori gialli profumati, davvero belli», racconta Marina. In Italia viene chiamata anche bastone di San Giuseppe, proprio in virtù della fioritura che appare attorno alla festa del santo, celebrata il 19 marzo.

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