Palazzo da Schio Cà d’Oro
Palazzo da Schio è la felicità del flaneur curioso: zeppo di fascinose antichità, ombroso e misterioso, con un maestoso portone affacciato fin dai tempi antichi sulla via principale della città.
L’edificio venne costruito nel Trecento dalla famiglia Caldogno, consiglieri militari dell’imperatore Federico I e dei conti palatini. Venne poi completato in stile tardo gotico dalla famiglia Dal Toso, impegnata nel remunerativo commercio della lana e della seta, sul finire del Quattrocento. Fu quello un periodo decisamente florido per la città: regnava la Serenissima e in molti – anche all’interno delle vecchie casate aristocratiche e nel ceto dirigente – trassero profitto dal mercato dei tessuti. Perché non esibire il benessere raggiunto, arricchendo la facciata della propria abitazione?
La complessa trama dei bassorilievi che accompagna il portale merita attenzione: viene attribuita a Lorenzo da Bologna, comprende forme lombardesche che raffigurano candelabri, cornucopie, maschere grottesche, animali fantastici e foglie di acanto.
La collezione dei reperti che suscita tante ammirate occhiate fu aggiunta successivamente: venne allestita nell’Ottocento, quando la costruzione era già passata in mano ai conti da Schio, di cui conserva il nome.
Fu il conte Giovanni da Schio, vissuto all’inizio dell’Ottocento, a voler raccogliere e disporre nell’androne questo eterogeneo patrimonio. Erudito con molteplici interessi, dall’archeologia alla pedagogia, egli fu soprattutto un appassionato studioso di storia locale. Scrisse poesie e saggi, sermoni e zibaldoni, ma viene ricordato soprattutto per le cronache e per il libro “Persone memorabili in Vicenza”, che insieme costituiscono la Bibbia di chi vuole approfondire la tradizione del territorio. Anche gli oggetti che ha raccolto ed esposto rispondono della stessa passione, testimoniano il passato della città: vi si trovano anfore vinarie e olearie di epoca romana, epigrafi in lingua latina e lingua venetica, pietre miliari, una stele, un sarcofago di marmo greco. Non manca il fusto di una colonna del Teatro Berga, che anticamente sorgeva oltre il fiume Retrone!
Oggi al piano terra del palazzo si possono incontrare diverse attività, per questo il portone è spesso aperto. C’è la libreria, l’atelier, c’è anche una cantina sotterranea, ricavata nelle fondamenta romane, dedicata ai vini della famiglia da Schio, che continua a custodire e valorizzare il palazzo.
Genius loci del cortile, che veglia sul viavai degli inquilini, dei clienti e dei turisti, è il glicine ultracentenario, che zitto si arrampica di piano in piano, superando i quindici metri di altezza.