Bosso Curioso
Borgo Bosazza 9/1, Parma

Che la composizione urbanistica dell’Oltretorrente sia particolarmente fitta e complicata non è una novità. Nello storico quartiere popolare, la densità delle abitazioni ha motivato negli anni Trenta una serie di pesanti interventi atti a svuotare e bonificare. Lo sventramento di interi borghi venne spiegato dagli amministratori con necessità igieniche.
Se poi a monte vi fosse davvero la volontà di aiutare la popolazione a vivere in condizioni di maggiore agio, o se piuttosto si intendesse addomesticare e indebolire lo spirito battagliero dei residenti, è una questione che vale la pena approfondire, magari recuperando il catalogo della bella mostra organizzata nell’inverno 2022 a Palazzo del Governatore, intitolata “I Capannoni a Parma. Storie di persone e di città”. Considerati gli espropri e le distruzioni che hanno coinvolto questo brano di città, è facile immaginare che il grande giardino di Borgo Bosazza sia frutto di un abbattimento. Come altrimenti avrebbe potuto resistere uno scoperto così grande, in una zona altrimenti tanto fitta?
In realtà ha potuto per un motivo semplicissimo: fino agli anni Ottanta è stato un luogo di lavoro. L’abitazione era in origine un magazzino formato da una serie di capanne coperte, dove venivano lasciati a seccare i fogli di faesite, impilati uno sull’altro fino alle tettoie. Dietro si stendeva il cortile. Oggi l’ingresso alla casa è accompagnato da due grandi aiuole di lavanda, rosmarino, elicriso, liquirizia e stachys bizantina. Simile alla salvia, senza tuttavia avere impiego alimentare, questa pianta è conosciuta anche come stregona candida e orecchie d’agnello, perché è ricoperta di morbido pelo. Il padrone di casa, francese, ricorda che nel suo Paese d’origine viene chiamata anche orecchie d’orso. Oltre le aiuole, lo sguardo si apre sul vasto prato punteggiato di rododendri, rose, evonimo, spirea giapponese e altre erbe aromatiche come la menta e l’origano. Al centro, gli alberi da frutto: il melo, l’albicocco e il pruno. Sulla destra, oltre alla siepe di lauro, crescono le ortensie, gli spadoni, gli iris. Un vecchio glicine incornicia il tavolo usato per pranzare all’aperto, nella bella stagione. Vicino alla vecchia casetta degli attrezzi, oggi trasformata in cucina, si incontrano il bambù celeste, i kiwi, la buddleia, il nespolo e un curioso filare di lagerstroemia.Vicino al muro di cinta sulla destra crescono l’iperico, l’oleandro, la deuzia, la photinia e la forsizia, insieme a un curioso angolo dedicato ai cespugli di bosso. Da notare la grande installazione di Eduard Habicher, artista di Bolzano. Sempre al suo talento si deve anche la scultura più piccola, collocata in prossimità del vialetto.