Bosco del Mel

Ciclabile FE20, Ferrara (San Biagio)

La tradizione del tartufo nella campagna ferrarese.

Quando si pensa alla produzione del tartufo i primi luoghi che classicamente vengono in mente sono Alba, in Piemonte, e magari Norcia, in Umbria. Ecco, in realtà il tartufo ha una tradizione antichissima anche nella campagna ferrarese, e le golene lungo il Po sono il posto perfetto per andare a caccia di questo prezioso tesoro. La località di Gamberone, tra Bondeno e Stellata, è citata dagli storici come luogo di produzione del tartufo bianco, e che fosse utilizzato già in tempi remoti lo suggerisce anche la ricetta del pasticcio, nato alla corte degli Este. Dentro questo piatto complesso e gustoso la sua nota assume un valore decisivo! Ma non bisogna pensare che in epoca rinascimentale, come succede oggi, il suo peculiare odore e sapore fosse appannaggio esclusivo delle persone più ricche. I contadini usavano il tartufo per insaporire la polenta, un po’ come la famigerata aringa appesa sopra la tavola, protagonista di tanti film storici dedicati alla povertà dei braccianti. Uno su tutti? “La neve nel bicchiere” di Florestano Vancini, ambientato proprio nel delta. 

Con l’industrializzazione dell’agricoltura si sono perse tante conoscenze e tante tradizioni: la ricerca del tartufo di golena è fra queste, ed è per mantenerla in vita e possibilmente diffonderla che a San Biagio, nell’area dove il Panaro si immette nel Po, è nato il Bosco del Mel. 

Il terreno, di cinque ettari, è stato privato per lungo tempo. L’associazione Al Ramiol, impegnata per la valorizzazione del tartufo di Bondeno, l’ha rilevata e vi ha piantato specie autoctone come pioppi, salici e olmi, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente e raccogliere i gustosi frutti della terra. Il bosco è stato inaugurato nel 2014 e intitolato ad Adriano Melara, socio fondatore del Ramiol, ora scomparso, che ha sostenuto con forza l’avvio del progetto.

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