Asilo Mirra

Via San Bartolmeo, Piacenza

C’è qualcosa a Piacenza che non ha origini antiche? Pare proprio di no, persino l’asilo ha i suoi ricordi persi nel tempo!

La fondazione della “Società degli Asili Infantili” risale al 1841, grazie a un sovrano decreto del Ducato. Operazione tutt’altro che facile e scontata: all’epoca l’idea suscitava perplessità e resistenze, soprattutto perché si rivolgeva alle fasce più deboli della popolazione. Si opponevano i Gesuiti, che volevano mantenere una sorta di “esclusiva” educativa, ma non solo. Molti cittadini pensavano fosse sbagliato importare una pratica nata altrove, nei pericolosissimi Paesi protestanti, e che fosse dovere delle madri badare ai loro figli. Si temeva inoltre che troppa istruzione tra le classi meno agiate avrebbe portato turbamento. I promotori dell’asilo rispondevano alle critiche facendo presente che in tante famiglie purtroppo il padre è assente e che spesso le madri devono lavorare, e che gli insegnamenti impartiti nei primi anni di vita avrebbero cresciuto una società più onesta e laboriosa. Dovettero insistere parecchio ma alla fine riuscirono nel loro intento: raccolsero interesse, attenzione e donazioni da molti personaggi in vista, e inaugurarono il primo spazio, all’interno del convento di Sant’Agostino. Gli altri spazi aprirono successivamente, grazie alla generosità di tanti piacentini, che parteciparono a eventi di beneficenza e raccolte fondi, spesso riservando anche lasciti e legati testamentari.

Il taglio del nastro al Mirra avvenne nel 1924: il terreno e l’immobile furono acquistati con il capitale ereditato dall’avvocato Emilio Mirra, di cui conserva il nome. In realtà i lavori di ristrutturazione che avrebbero dovuto trasformare la struttura, renderla idonea al nuovo uso, erano cominciati ben prima, nel 1915, ma la guerra aveva imposto la requisizione dei locali e l’insediamento di un magazzino militare. Quando, dopo quasi dieci anni di attesa, si aprirono finalmente le porte al pubblico ci fu una grande festa, descritta così: «Gli invitati e i visitatori che entravano sorpresi e meravigliati per la eleganza (forse è poco, bisognerebbe dire sontuosità) dei locali. Locali ampi, spaziosi, illuminatissimi. Chissà quanti adulti saranno corsi col pensiero alle aule sorde grigie tetre degli asili di una volta… Quante autorità! Domenica l’asilo era a disposizione delle autorità, e i piccoli bambini composti, e seri, dai loro banchi lillupuziani guardavano un po’ stupiti e un po’ trasognati tutta quella folla di signore e signori che sembravano a casa propria nella casa dei bambini».

Oggi la struttura accoglie sia i piccolissimi del nido che i bambini della scuola d’infanzia, e soprattutto per questi ultimi – straripanti di energia, mobili e curiosi – il giardino ha un ruolo fondamentale: rappresenta un aula didattica a cielo aperto. Tra il salice e la magnolia, i cespugli di aucuba e la buddleia, le tane degli insetti e i nidi degli uccellini, qui si applica ciò che gli operatori del settore chiamano outdoor education. Ovvero? Si abituano le nuove generazioni a vivere con serenità e gioia l’ambiente naturale, a superare la paura di camminare su un tronco, a fronteggiare con fiducia le piccole difficoltà, a cadere e rialzarsi, senza avere paura di sporcarsi di terra i pantaloni. Qui si impara osservando: il ciclo delle stagioni, le abitudini dei piccoli animali che si nascondono sotto le foglie o passeggiano tra i fili d’erba, a cosa servono i fiori e i frutti, perché è importante che d’inverno faccia freddo. Il giardino in origine era più ampio, arrivava fino a via Campagna, è stato leggermente ridotto per permettere la creazione di un lucernaio, utile a illuminare . Lungo il muro di cinta svettano i platani, notevoli anche i tre grandi bagolari. Il ciliegio è stato piantato dai bambini.

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