Archivio di Stato
Via Dottrina Cristiana 4, Mantova
Tra via Dottrina Cristiana e via Roberto Ardigò si trova un ampio giardino, la cui storia si dipana anch’essa curiosamente tra religione e formazione, determinata dalla influente presenza dei gesuiti e dallo sviluppo della prima università, che il filosofo positivista Ardigò frequentò da studente prima, e da docente poi.
Il complesso nel 1226 è attestato ai Gambulini, il cui nome si conserva tuttora, attribuito alla torre che svetta sul prato. Passò di mano in mano fino ad arrivare ai Gonzaga di Castel Goffredo, gli stessi che affiancarono in battaglia Giovanni delle Bande Nere, capitano delle truppe pontificie, ferito a morte a Governolo dai lanzichenecchi, mentre cercava di ritardare la loro discesa su Roma. Il condottiero – i cui ultimi giorni si possono ripercorrere grazie al film di Ermanno Olmi, Il mestiere delle armi – morì qui nel 1526, ospite dell’amico Luigi Gonzaga. I gesuiti arrivarono poco più tardi, nella seconda metà del Cinquecento, appoggiati dal duca Guglielmo Gonzaga e da sua moglie Eleonora d’Austria. Fu la presenza dell’ordine a determinare la crescita del complesso, che tramite una serie di ampliamenti arrivò a comprendere, oltre al convento e alla chiesa della Santissima Trinità, il primo collegio e la prima università.
Pensato per accogliere i figli delle famiglie nobili e abbienti, gli studenti qui potevano studiare grammatica, retorica e umanità, a cui si aggiunsero poi giurisprudenza, medicina, filosofia e teologia. Un forte impulso in direzione della cultura scientifica venne durante la dominazione austriaca, con la costituzione nel 1780 della Biblioteca Teresiana, l’allestimento del gabinetto scientifico e la costruzione della piccola torretta loggiata chiamata “specola”, osservatorio che prende probabilmente il nome dagli strumenti ottici utilizzati per studiare la volta celeste, utilizzato ora come stazione meteorologica. Ma al giardino di tutti questi progressi cosa importava?
Poco, soprattutto perché il terreno veniva tenuto ad orto, coltivato dai frati che avevano le loro celle accanto al muro di via Dottrina Cristiana. I gesuiti se ne andarono nel 1775, lasciarono per un breve periodo la gestione agli agostiniani, dopo di che arrivò Napoleone a cacciare via tutti. Nell’Ottocento, con la seconda occupazione austriaca, si insediò qui il Genio militare, che decise di adibire l’area a deposito, cortile compreso. Sotto alla torre, dove oggi si trova l’Archivio di Stato, stavano gli alloggi dei militari. Le vecchie celle furono distrutte tra il 1830 e il 1860, negli anni delle guerre per l’indipendenza italiana. La superficie verde venne ripristinata nel Novecento e oggi viene utilizzata per la merenda a metà mattina degli studenti del vicino Liceo Virgilio, che ha raccolto il testimone della lunga tradizione didattica del collegio. Oggi il prato si estende vasto e assolato, curiosamente tappezzato e profumato di menta. Crescono vicino ai muri le ortensie, l’alloro e le aromatiche. Protagonisti indiscussi della scena sono i grandi cedri del Libano, che hanno circa sessant’anni.