All’ombra del pruno
Via Carlo Mayr 223, Ferrara

Le famiglie ferraresi tessono reti invisibili tra le strade e i palazzi: qui abita il secondo cugino, là il nonno, ora al terzo piano c’è il nipote del secondo marito della zia, giù in fondo alla strada i figli della sorella.
Qualcosa di simile fanno anche le piante nei giardini: ascendenze e discendenze si sparpagliano tra aiuole e contigui fazzoletti di terra. Arbusti e fiori vengono ricollocati quando si cambia casa, oppure si moltiplicano grazie alle talee generosamente donate agli amici e ai vicini, oppure ancora si spostano in autonomia, lanciando i propri semi nel vento.
Il pruno attorno al quale è cresciuto questo giardino è nato poco distante, nel prato di Casa Torti degli Oddi, nella vicina via del Mellone. Venne sradicato e ripiantato in via Carlo Mayr negli anni Settanta, con il trasloco della famiglia degli attuali proprietari. Quando il fusto originale del pruno venne a seccarsi, dalla stessa radice cominciò a germogliare l’albero attuale. Un bel testimone del tempo che passa, della vita che continua! Come le fragoline di bosco, meno appariscenti ma sempre trasferite dal vecchio giardino.



Il palazzo che custodisce questo esuberante spazio verde è molto antico, probabilmente le fondamenta risalgono al 1200, e come tutto ciò che ha una lunga storia conserva misteri e leggende. Una di queste vorrebbe che Napoleone, passando da Ferrara, si sia fermato proprio qui per far abbeverare i cavalli, sfruttando l’acqua del vecchio pozzo che tuttora si trova in cantina. Lo stesso pozzo suggerisce che in questa casa possa aver abitato in passato un pittore: nel suo fondo sono stati trovati dei cocci con delle prove colore. Ma quando? Ma chi? Non è dato sapere! Un altro enigma è rappresentato dalla lapide, utilizzata come bordo dello stagno artificiale: è stata ritrovata in giardino, non si sa da dove provenga.
Altri reperti e oggetti dislocati qua e là sono recenti: a loro si può attribuire un nome, un momento, un motivo. C’è l’insegna del cinema Jolly di Villanova, recuperata dal proprietario di casa, appassionato cinefilo. C’è l’abete piantato da suo figlio Giacomo, quando era bambino e aveva solo undici anni. C’è la lavagna dove ogni giorno Giacomo, oggi adulto, scrive una poesia per salutare e sorprendere la sua compagna Chiara. Ci sono le ceramiche realizzata da Chiara e il forno che le ha regalato l’artista Sergio Zanni. Ci sono le tartarughe, tantissime, la più anziana ha trentacinque anni, e c’è anche il loro guardino, incarnato nella statua di Lao Tsu. Ci sono i cactus e le succulente, l’edgenworthia profumatissima quando fiorisce, la palma giovane ma cresciuta in fretta.