Agriturismo Principessa Pio
Via delle Vigne 38, Ferrara
A due passi dalla frequentatissima piazza Ariostea si coltivano i campi dell’agriturismo Principessa Pio, preziosa testimonianza dell’agricoltura urbana che caratterizzava la città medievale, conservata attraverso i secoli come una finestra verde, capace di collegare il passato e il presente. Quattro ettari di terreno dove crescono frutta e verdura, destinate al ristorante aperto all’interno della vecchia stalla per i cavalli.
L’area, stando alle mappe del Bolzoni, si stendeva una volta fino a toccare corso Ercole I d’Este, si è ridotta col passare del tempo per permettere alla Certosa di espandersi e realizzare, accanto al vecchio cimitero monumentale, la camera mortuaria. Ciò nonostante resta aperta e ariosa, capace di restituire la sensazione e il sapore genuino della campagna, con i filari di uva che corrono paralleli al vialetto d’ingresso e i grandi pioppi che salutano chi si affaccia.
Il nome della tenuta deriva dalla sua illustre proprietaria, la Principessa Margherita Pio di Savoia, illustre nobildonna ferrarese, vissuta tra il 1630 e il 1725, nota per il suo anticonformismo. Ella infatti a quindici anni abbandonò il tetto coniugale, quindi lasciò il marito che i genitori le avevano imposto, il nobile siciliano Fernando de Moncada, Duca di San Giovanni e del Regno di Sicilia. I motivi sono misteriosi: forse a causa della sua impotenza, forse perché non sopportava il suo comportamento. Pochi anni dopo fece annullare dopo soli sei mesi anche il secondo matrimonio, contratto col Procuratore di San Marco, Pietro Zeno, perché le aveva trasmesso una malattia venerea.
Dopo questa prova di coraggio e sfrontatezza, la notizia infatti venne resa nota e accettata dal patriarca di Venezia, non volle ritirarsi a vita privata o in convento, come suo fratello consigliava. I familiari la mettevano in guardia dalla “pubblica disapprovazione” ma lei volle conservare la propria indipendenza, il proprio diritto a rifarsi una vita. Intrecciò dunque rapporti e corrispondenze amorose con laici ed ecclesiastici, ed è proprio grazie a queste lettere che oggi la si può conoscere così bene.