Abbazia di San Giovanni
Piazzale San Giovanni 1, Parma

Difficile ripercorrere la storia di questo monastero prima del 1477, data in cui un grande incendio distrusse l’intero complesso. Del precedente convento, fondato nel 983 per volere del vescovo Sigifredo II, in sostituzione di un oratorio dedicato a San Colombano, si sa poco.
L’immobile venne quindi progettato e costruito ex novo sul finire del Quattrocento. Sicuramente fu di grande impatto per la popolazione parmigiana la nuova chiesa in stile rinascimentale, ideata dall’architetto Bernardino Zaccagni, costantemente affiancato nel lavoro dalla committenza benedettina. La facciata barocca – sopra la quale spicca l’imponente aquila in rame, simbolo dell’evangelista a cui è dedicato il luogo di culto – fu realizzata successivamente, nei primi anni del Seicento, da Simone Moschino.



La mano del Correggio, per la decorazione degli interni, fu assicurata grazie all’acuto intervento dell’abate Girolamo Spinola, che commissionò all’artista cinque affreschi e molti fregi. Il monastero ruota attorno a tre chiostri: per primo si incontra quello di San Giovanni, o della Porta, circondato dal colonnato a colonne ioniche, segue il chiostro del Capitolo decorato dal Correggio, infine quello dedicato a San Benedetto, il più grande, abbellito dai tondini con le raffigurazioni dei santi, purtroppo rovinati dalle intemperie.


Sul retro si apre l’ampia zona degli orti e si accede all’Antica Spezieria, ovvero la farmacia dove anticamente si preparavano i medicamenti ottenuti dalle piante officinali. Le prime fonti accertano la sua presenza già nel 1201, ma è probabile che questa attività fosse molto più antica, e che almeno inizialmente servisse ai monaci per uso personale. Fu il ministro du Tillot, nel 1766, a voler rendere pubblico questo servizio. Tra le meraviglie da non perdere va inoltre ricordata la biblioteca del 1573, voluta dall’abate Stefano da Novara, uomo di cultura che sfidò le autorità ecclesiastiche aprendosi al dialogo col mondo musulmano e avviò una raccolta che conta oggi oltre ventimila volumi, tra cui rarissimi codici miniati di epoca rinascimentale.