A Belfiore

Via Pascoli 27, Mantova

Gaiezza e terrore possono convivere? Più spesso di quanto si creda. Il quartiere di Belfiore condensa nel proprio nome un’anima duplice.

Chiama immediatamente alla mente immagini di grazia, natura ammansita, docile e delicata. Allo stesso tempo risuona cupo e feroce, tragico, soprattutto per chi abita a Mantova ma in generale per tutte le persone che hanno un minimo di confidenza con la storia risorgimentale italiana. Esso infatti si lega inevitabilmente al martirio, alle esecuzioni capitali che qui si sono succedute tra il 1851 e il 1853, sotto il governo austriaco. Il feldmaresciallo Josef Radetzky imprigionò e poi condannò a morte vari patrioti, che segretamente cospiravano contro l’esercito occupante, e fu proprio a partire da questi episodi che l’imperatore Francesco Giuseppe iniziò ad essere soprannominato “l’impiccatore”.

All’epoca il quartiere non esisteva, la zona era pressoché disabitata e si riferiva a Curtatone. Ai morti venne vietata la sepoltura in terra consacrata: i corpi rimasero abbandonati e alcuni dei cadaveri furono rinvenuti solo molto tempo dopo, nel 1866, da alcuni operai impegnati a scavare della sabbia, per realizzare nuove fortificazioni.

Lo sviluppo urbanistico che ha portato alla nascita dell’attuale periferia residenziale è avvenuto nel Novecento, soprattutto nel secondo dopoguerra. Il vasto parco paesaggistico che contraddistingue l’area fu realizzato negli anni Cinquanta, con materiali prelevati dalle demolizioni degli edifici bombardati in città. A seguire arrivarono le piacevoli ville e villette che contraddistinguono la zona, costruite fascinosamente a due passi dal lago. 

Nel giardino di via Pascoli l’acqua è determinante, imprescindibile. Il verde si svolge in funzione del blu e dell’azzurro, il prato si srotola inesorabile fino a declinare nel piccolo imbarcadero. Arrivando dalla strada – e non in barca – si incontra inizialmente uno scoperto formale, disegnato dalle aiuole, che anticipa l’abitazione.  L’architettura, realizzata negli anni Settanta, è quasi completamente ricoperta dall’edera. Proseguendo si incontra a sinistra la macchia dei pioppi, a destra il sentiero che affianca la casa, punteggiato di abbondanti yucca gloriosa, ombreggiato dal liriodendro. Il resto dell’area si apre pianeggiante e assolata, caratterizzata – a due passi dal lago – dai grandi salici piangenti e da un’ulteriore curiosa yucca. 

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