Casa Romei
Via Savonarola 30, Ferrara
Casa Romei deve il suo nome al ricco mercante Giovanni Romei, figlio di un commerciante di panni di lana, che nel corso della sua vita – oltre ad ampliare significativamente l’attività di famiglia – seppe guadagnare presso gli Este un ruolo di primo piano.
Nato nel 1402, si impegnò nei più diversi settori. Aprì una spezieria in contrà San Romano che si rivelò fondamentale – oltre che redditizia – per combattere la grande pestilenza del 1436, ma non disdegnò di occuparsi tout court di affari. Speculò sul prezzo del grano e delle farine nei periodi di carestia, in piazza avviò un banco di cambio e investì i proventi acquistando immobili in città e in campagna. Ottenne inoltre l’appalto per riscuotere dazi, decime gabelle, e sicuramente la sua ascesa sociale deve non poco anche ai prestiti accordati alla corte. Il prestigio della sua posizione venne definitivamente sancito con il matrimonio: gli fu infatti concessa come seconda moglie Polissena d’Este, nipote del duca Borso. Da Papa Pio II Piccolomini ricevette il titolo di conte di Bergantino e Bariano, nonché del Palazzo Lateranense.
Spesso interpellato nelle riunioni dei Savi, a Ferrara venne istituita ad hoc per lui la carica di “depositario generale de tutta la intrada et spesa de contanti” e – per dare un’idea di quanto fosse stretto il suo legame con la dinastia regnante – basti ricordare che fu proprio il commerciante a portare a battesimo Isabella d’Este, primogenita di Ercole I, futura marchesa di Mantova. Ovviamente una carriera tanto eccezionale meritava una dimora di pari livello, che potesse svolgere funzioni di rappresentanza e ospitare i tanti ospiti illustri. Il primo nucleo della residenza venne probabilmente progettato a partire dal 1443 da Pietrobono Brasavola, in occasione delle nozze si realizzò l’ampliamento. L’architetto sintetizzò in questa costruzione elementi medievali e rinascimentali, di fatto testimoniando con non comune eleganza un importante momento di transizione. In età avanzata pesanti debiti affaticarono l’imprenditore, tanto che nel 1472 gli si dovette affibbiare una multa per aver battuto moneta falsa.
Alla sua morte Giovanni Romei lasciò la proprietà al vicino monastero del Corpus Domini. Fatto salvo un leggero intervento accorso nel Cinquecento, voluto dal cardinale Ippolito II d’Este, l’edificio è rimasto pressoché inalterato da allora ad oggi e, dal 1955, è aperto al pubblico come Museo Statale. L’ampio cortile d’onore, contraddistinto dai due loggiati sovrapposti e dalle decorazioni fiorite, negli anni ha è stato apprezzato da migliaia di visitatori. Da poco è stato riscoperto il Giardino delle Sibile, un secondo cortile raccolto e suggestivo, oggetto di una sistemazione verde che rievoca l’Hortus Conclusus dipinto nelle vicine sale delle Sibille e dei Profeti. L’intervento è stato supportato dal Garden Club e dal Gruppo Archeologico Ferrarese.
