Obelischi bizantini e clematidi rampicanti, statue venete, barchette porta anguille, palme e lucide foglie di acanto.

Nato per essere un giardino all’italiana, il meraviglioso spazio verde che si apre in fondo all’androne di questo elegante palazzo signorile ha saputo col tempo sviluppare un carattere… decisamente inglese! Geometria spaziale, romanticismo da Gran Tour, esuberanza vegetale: tutti insieme appassionatamente. 

Un tempo l’abitazione apparteneva al rettore dell’ateneo estense, appassionato archeologo e collezionista: a lui si devono le statue antiche, per lo più seicentesche, e i reperti orientali. All’attuale proprietaria va invece attribuito il gusto contemporaneo delle opere, decisamente simboliche ed evocative, di Sergio Zanni. Così come l’adattamento della bugadara, ovvero della vecchia lavanderia, ancora con le piastrelle originali e il camino che serviva per bollire la cenere, trasformata in una cucina di servizio per i pranzi all’aperto. 

La vegetazione è fitta e decisamente ricca. Passeggiando tra i sentieri disegnati dall’imprescindibile bosso, si incontrano peonie erbacee e arbustive, cespugli di lavanda, lauro d’Alessandria, ortensie, orchidee selvatiche, glicine, hosta, clivie, gelsomini, plumbago, oleandri, ibisco, sedum, lillà delle Indie, vite americana, strabordanti cycas e tantissime rose. Di grande impatto anche la galleria ricoperta di edera e rincospermo, così come le palme che popolano il fondo dell’area, a due passi dalle misteriose donne ritratte nella pietra, Cerere o Demetra, divinità della fertilità e del raccolto, che portano tra le braccia mazzi di spighe. A sinistra restano le tracce della voliera, dove leggenda vuole abbia vissuto anche una scimmia, e la casetta degli attrezzi, addobbata di utensili in ferro che ricordano i tempi passati. Tra gli alberi: la magnolia, il kiwi, i giuggioli, l’albero di Giuda, il cotogno, il pino, il calicanto invernale. Purtroppo si è dovuto abbattere l’anziano cedro del Libano, a cui la famiglia era particolarmente affezionata.