Villa Chersoni
Via Traversa 6, Ferrara
Nella campagna di Codrea, sotto l’argine del ramo antico del Volano, si trova Villa Chersoni, con il suo complesso di pertinenze tra cui vecchi granai, magazzini, cantine e un’ampia aia sul fronte d’ingresso.
L’edificio inizialmente era un semplice casale di campagna, comprato agli inizi dell’Ottocento da Giovanni Zannini, conte di origini bolognesi. Fu suo figlio Dionigi a ristrutturare il complesso e a creare la villa in stile neoclassico, più consono alle origini aristocratiche della famiglia, con un timpano centrale e due importanti colonne — tuttora presenti, in fondo all’area — a marcare il viale di ingresso alla corte, oggi scomparso. Avvocato e segretario della Giunta dello Stato Pontificio, Governatore di Macerata nel 1849, Dionigi è tuttora ricordato — in quanto uomo di grande cultura e fede — con una lapide di pietra all’interno della chiesa del paese, insieme alla moglie — la marchesa Elisa Cipriani. Il figlio Alessandro intraprese invece carriera diplomatica, fu Ministro Plenipotenziario del Re e delegato alla prima conferenza di pace dell’Aja. La famiglia Zannini cedette la proprietà nel 1909 ai sette fratelli Chersoni, agricoltori che già coltivavano le sue terre a mezzadria, e oggi resta ai loro eredi.
La struttura ha subito numerosi adattamenti ma soprattutto all’interno dell’androne — con le vecchie colonne e le angoliere in legno — è facile farsi un’idea di come gli ambienti interni potevano essere un tempo. Nel terreno circostante, che una volta bisogna immaginare disegnato dalle file geometriche dei frutteti, negli ultimi vent’anni si è voluto ripristinare un’area naturale — operazione sostenuta dagli incentivi allo sviluppo rurale dell’Unione Europea.
L’obiettivo non è solo paesaggistico: piantare alberi e arbusti autoctoni è fondamentale per il recupero ambientale, per migliorare la fertilità del suolo e favorire la biodiversità. Teresa, agronoma che ha ideato e tuttora cura il rimboschimento, ha battezzato il nuovo parco Oasi dell’Alma: «attualmente comprende circa 3mila piante appartenenti a 30 specie diverse, ordinate in bosco alto, in macchie arboree e arbustive, siepi di collegamento e siepi perimetrali». Nel bosco alto si trovano alberi dal legno pregiato come frassini, querce e ciliegi, intervallati con alberi di accompagnamento come aceri, olmi e ontani, «serve all’armonia, più specie ci sono più tutte insieme crescono velocemente». Lo spazio è organizzato ma la natura è libera di esprimersi: «nella siepe che divide il bosco dalla macchia avevo piantato solo arbusti, quelli che si vedono svettare sono gli olmi germogliati naturalmente, portati dal vento». La superficie riservata al giardino si caratterizza soprattutto per il maestoso pioppo centenario, vicino al pozzo, affiancato dai pioppi più piccoli che nasco- no direttamente dalle sue radici. Una menzione speciale va alla galleria verde — data dall’intreccio dei noccioli, dei prugnoli e dei sambuchi — e al salice solitario: «è rimasto l’unico del cerchio che avevo piantato perché i salici, piantati da piccoli, venivano tagliati per sbaglio durante lo sfalcio dell’erba». Tra i tanti animali che popolano questo ambiente — lepri e talpe in primis — vale la pena citare il bonario cane Ulisse e la mula Golia, salvata dal macello, a cui è stato riservato un pascolo speciale, vicino al vecchio granaio.