Palazzo Anguissola

Corso Garibaldi 34, Piacenza

Un giardino per i curiosi più curiosi, simile a una matrioska, un susseguirsi di piccole, delicate sorprese.

Per arrivare a scoprire ciò che si nasconde in fondo, è bene procedere un passo alla volta, partendo proprio dall’ingresso del palazzo, che deve la sua forma attuale alla famiglia Anguissola e a un intervento realizzato nei primi dell’Ottocento. Qui vale la pena notare innanzitutto la sapienza dei costruttori, che hanno ricavato una nicchia dove si incastrano perfettamente le ante aperte del portone in legno, e poi gli originali batacchi in metallo. Rappresentano una testa felina circondata dall’uroboro, ovvero dal serpente che si morde la coda, simbolo antichissimo dell’energia universale che si consuma e rinnova di continuo, dell’andamento ciclico della natura.

Ci si trova poi nel cortile, dove è stato recentemente lastricato un mosaico con un’iscrizione in greco, che significa: salute, gioia, pace, serenità, speranza. Riproduce un ben più antico mosaico, visto ad Alicarnasso. Si tratta di un motto di buon augurio, che saluta gli ospiti della casa, e per nulla è stato collocato in prossimità dello scalone. Per raggiungere il giardino bisogna passare sotto all’edificio, ovvero sotto un arco il cui semicerchio si completa e conclude in un cerchio grazie al brillante disegno del cancello liberty, decorato con motivi vegetali. E finalmente si arriva in faccia al genius loci, all’anima della casa: il grande e non comune faggio rosso, piantato dal nonno Aldo.

Al centro dell’area, insieme al nocciolo, c’è la fontana con i tritoni attorcigliati dentro alla conchiglia. Nel prato giacciono due mensole di pietra, chiamate familiarmente “le mensole di Garibaldi”. Provengono da un palazzo situato poco distante, nella stessa via, appartenente a dei cugini: sorreggevano il balcone utilizzato dall’eroe dei due mondi per parlare alla città. Vicino ai reperti crescono le ortensie, le rose, le peonie e un piccolo ciliegio giapponese, acquisto recente voluto dalla figlia della proprietaria, che studia lingue orientali. Chiude lo sguardo il vecchio passaggio delle carrozze, decorato con un trompe l’oeil del 1881 che raffigura paesaggi agresti e un’architettura che ricorda quella della casa. Da non perdere infine la porticina: dove conduce? A un’antica stanza da bagno, separata dalla casa, con una grande vasca in marmo e il soffitto affrescato. 

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