Palazzo
Veronesi
Via Ugo Bassi 23/A, Ferrara
Benvenuti nel giardino più equivocato di Ferrara.
Vox populi vuole che l’imponente magnolia centrale, la stessa che si vede svettare all’angolo tra via Ugo Bassi e via Cisterna del Follo, sia il celebre esemplare descritto da Giorgio Bassani nella poesia Le leggi razziali: “Costretta fra quattro impervie pareti / piuttosto prossime crebbe / nera, luminosa, invadente, / puntando decisa verso l’imminente cielo / piena giorno e notte di bigi passeri”. La casa natale dello scrittore si trova nello stesso complesso architettonico, ma l’albero che osservava dalla finestra non è questo, si trova in un cortile interno, invisibile dalla strada. «C’è sempre qualcuno che citofona per vedere la famosa magnolia — racconta Federica, che abita qui assieme alla sua famiglia —. Mio padre, è lui che ha comprato la casa, accoglieva con piacere i curiosi ma gli diceva: questa non è la magnolia di Bassani, è la magnolia di Veronesi». E sebbene non le siano state dedicate liriche e nemmeno sia stata citata in romanzi e racconti, rappresenta sicuramente un essere vivente degno di rispetto e attenzione. Inserita in una aiuola rotonda, tappezzata di viole, è la protagonista assoluta di questo spazio.
«Quando ci siamo trasferiti qui, negli anni Settanta, abbiamo dovuto farci largo attraverso un metro e mezzo di foglie cadute, perché la casa era rimasta chiusa per una decina di anni e nessuno si era preoccupato di portarle via. Poi ci siamo rivolti a un agronomo che ci consigliò di fertilizzare il terreno con del verde rame. Ne comprammo tantissimo, da diluire nell’acqua, e lo versammo non solo nell’aiuola ma dappertutto. Solo che dopo qualche giorno la pianta diventò completamente gialla. Quando me ne accorsi chiamai di corsa mio fratello e mia mamma, stavamo tutti qua attorno a guardarla sgomenti, non sapevamo come dirlo al papà. Per fortuna poi abbiamo scoperto che era tutto a posto! Il verde rame ha velocizzato l’invecchiamento delle foglie già presenti, che sono cadute tutte assieme per fare posto alle nuove. Adesso ogni due anni organizziamo la potatura, assieme agli operatori che fanno tree climbing». Una nota curiosa: i lampadari a gocce, in cristallo, appesi al bambù e agli altri arbusti vicini al muro di cinta.