Palazzo
Banzi
Via Ponte Ferriani 53, Ferrara

Via Ponte Ferriani è punteggiata di casali di campagna, alcuni ristrutturati e abitati, altri invece abbandonati e lasciati all’espansività della natura.
Al civico 53 si incontra un bell’esempio di riqualificazione, giacché il recupero della struttura è stato condotto con grande pazienza dalla famiglia che negli anni Novanta ha scelto di spostarsi dal centro in cerca di un ambiente più tranquillo e riposante, e che un pezzo alla volta ha sistemato e adattato alle proprie esigenze un rustico, all’epoca parecchio malandato. Davanti all’ingresso dell’abitazione si trova il vecchio pozzo, profondo sette metri, ancora funzionante, abbracciato dal bosso e dai fiori. «Ho un progetto incredibile per questo pozzo, chissà quando riuscirò a realizzarlo», racconta Giuliano. «Mi piacerebbe trasformarlo in una fontana, facendo scorrere l’acqua in una serie di coppi disposti circolarmente, inseriti all’interno della siepe». A sinistra dell’edificio accompagna la passeggiata una lunga aiuola alimentare, rialzata, dove crescono l’insalata, la salvia, il rosmarino, l’erba cipollina, il cappero, il timo e tante altre essenze da utilizzare in cucina. Isole di tulipani colorano l’erba qua e là. Sulla destra, oltre il fienile, si incontra la casetta in legno costruita tra i rami degli alberi per i giochi dei bambini e una piccola macchia di robinie, le abitanti più anziane del giardino.
L’ailanto ha una storia che merita di essere raccontata. Nel 1996 il parroco di Santa Francesca Romana, don Andrea, chiese aiuto a Giuliano — appassionato di arrampicata sportiva – per estirpare una pianta parecchio alta, quasi due metri, che cresceva in cima al campanile di via XX Settembre. L’impresa riuscì e venne portato a terra l’esemplare che dal basso non era stato possibile identificare: si trattava di un ailanto, essenza originaria della Cina, fortemente infestante, chiamata anche albero del paradiso. Suggestionato da questo nome e dall’insolita collocazione in cui la pianta era cresciuta, il religioso decise di proporre ai propri fedeli una predica ispirata al tema della vita eterna e di accogliere il fusto all’interno della chiesa, piantumato in vaso. Passato un mese il prete si presentò a Baura a casa di Giuliano, con l’alberello in macchina: «non possiamo ucciderlo!». Da quel giorno è stato accolto all’interno del giardino.