La porta scomparsa

Via Ugo Bassi 21, Ferrara

Un giardino piccolo ma estremamente vivace e ricco di storia. La corte rettangolare si raccoglie all’interno di un palazzo di grande fascino, costruito nel 1496 e recentemente ristrutturato.

Una targa spiega come l’area fosse anticamente inclusa negli orti di Ca’ Bianca. Osservando le pareti si possono immaginare le tante funzioni che la struttura ha avuto modo di ospitare: spicca l’intricato disegno prodotto dalle antiche aperture, poi richiuse: una moltitudine di archi, finestre, logge e porte, intervallate da formelle, targhe ed elementi decorativi.

«È come se fosse stato crivellato», racconta Federica, la proprietaria, architetto e restauratrice. «Un mio vecchio professore dell’università l’avrebbe definito: effetto carta geografica». La casa è stata acquistata da suo padre nel 1972, ma all’epoca lo scoperto aveva un aspetto ben diverso:«ci abitavano due fratelli ma forse non andavano molto d’accordo, dove adesso c’è l’erba lo spazio era stato cementato e diviso in due da un muro che passava esattamente dove ora si trova il sentiero centrale. Ci tenevano i polli qui». La decisione di ripristinare il giardino fu sostenuta dalla nonna, che scelse di piantare le palme e per lunghi anni si occupò di custodire e curare fiori e aiuole.

Oggi lo spazio è diviso in due quadranti, affollati di piante e arbusti come la camelia, l’ortensia e la gardenia. Le curiose lampade posizionate tra i rami sono state realizzate artigianalmente da Federica. Entrando, sulla sinistra vicino al gelsomino, le tracce di un grande arco si intravedono sotto il ballatoio. «Quell’arco è stato il cruccio di mio padre, non capiva quale fosse stata la sua funzione. Sicuramente non riguarda strutture abitative». In collaborazione con l’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara, condotto da Francesco Scafuri, Interno Verde ha provato a capire l’origine della struttura: l’ipotesi più verosimile è che l’arco appartenga all’antica Porta di Santa Maria del Vado, inserita nelle mura medievali che vennero distrutte a metà del XVI secolo per costruire l’Addizione Erculea, voluta da Ercole I d’Este per ampliare l’area urbana. Osservando la tavola 128 pubblicata nel volume Ferrara nel medioevo, curato da Anna Maria Visser Travagli, si scopre infatti che la casa è perfettamente allineata rispetto al percorso delle antiche mura, in corrispondenza della porta scomparsa.

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